Vardzia

12 Settembre 2015

Un intricato labirinto scavato nella roccia

Situato nella Georgia del Sud, a pochi chilometri dai confini con la Turchia e l’Armenia, sul fiume Mtkvari, il sito archeologico della città rupestre di Vardzia si presenta come un grande monastero scavato nella roccia del monte Eruscheli.

La complessa costruzione, eretta per volere della regina Tamara di Georgia, risale al 1185; si tratta di uno sconfinato ed intricato labirinto di oltre seimila camere e locali, ricavati dagli scavi nella roccia della montagna e disposti su tredici piani.

La struttura aveva la funzione peculiare di proteggere i cristiani della zona dalle scorribande e dagli attacchi degli invasori mongoli, che in quegli anni scorrazzavano quasi indisturbati per quelle bellissime terre. La posizione è di rilievo, affacciata su una vallata splendida e molto fertile, abitata dalle popolazioni della Georgia da secoli ed adibita alla coltivazione di numerose colture che garantivano la sussistenza a numerosi nuclei di popolazioni caucasiche.

Il complesso di Vardzia oltre alle seimila stanze ordinarie presenta anche locali più grandi e destinati ad attività diverse, fra i quali una grande chiesa, un’enorme salone e gli appartamenti reali della regina Tamara. Un efficiente sistema di impianti permetteva agli abitanti del complesso monastico di portare acqua a tutta la struttura, fino a raggiungere i piani più alti.

La zona è notoriamente flagellata da secoli da movimenti tellurici; intorno al 1280 un terribile terremoto rase al suolo gran parte dell’edificio originario (si calcola che quasi il 70% riportò danni, risultando completamente distrutto o parzialmente danneggiato) e durante i regni successivi si mise mano ad un’importante opera di rifacimento e consolidamento, con la costruzione di nuove stanze e di un alto campanile, a sottolineare l’essenza cristiana del luogo.

Fu quindi messo in atto uno dei più grandi progetti di ristrutturazione per quei tempi, sorretto e guidato dalle finanze dei regnanti georgiani e dalle disposizioni dei nuclei cristiani locali, che avevano intuito l’importanza strategica della struttura nel mantenimento dell’egemonia cristiana su quei magnifici luoghi. Il luogo, dedicata ai riti del culto cristiano, mantenne la sua funzione ed destinazione religiosa fino al XVI secolo, quando anche quest’avamposto cristiano, in una terra così lontana ed ostile, cedette all’attacco dei turchi e dei persiani, che nel 1551 saccheggiarono e devastarono l’intera struttura, deturpandone decorazioni, raffigurazioni ed icone cristiane, e facendo razzia di beni, oggetti preziosi e notevoli quantità di provvigioni alimentari.

Oggi la struttura si inserisce a pieno titolo fra le maggiori attrazioni turistiche della Georgia, e della regione Samtskhe-Javakheti in particolare, conservando le sue bellezze grazie all’opera di manutenzione di un piccolo gruppo di monaci cristiani che si prendono cura di questo enorme edificio parzialmente nascosto dalle rocce, permettendo ai visitatori di godere di questa meraviglia architettonica.

Vardzia si presenta al visitatore semplicemente come una parete rocciosa sul fianco di una montagna, con numerose aperture ed anfratti, come è tipico di alcune formazioni della zona della Cappadocia, nella vicina Turchia. La particolarità del monastero, rispetto a quanto di altrettanto meraviglioso può ammirarsi nella vicina Turchia, sta nell’incredibile estensione della struttura: ancora oggi resistono al tempo almeno tremila stanze e locali dell’impianto originario, complessivamente la metà, una porzione tale da trasmettere appieno la portata mastodontica dell’opera ed i notevoli sforzi necessari per erigerla e scavarla nella roccia.

E’ possibile visitare Vardzia in ogni momento, grazie all’aiuto e alle visite guidate effettuate tutti i giorni e più volte al giorno dai monaci custodi del luogo. La struttura ancora oggi è accessibile tramite corridoi e tunnel nascosti nella roccia, esattamente come succedeva negli anni del massimo splendore, quando la vita animava ogni angolo del monastero, e il il sistema di rifornimento idrico è ancora in funzione.

Vicino al sito archeologico ci sono alcune strutture ricettive, dove soggiornare comodamente e rifocillarsi dopo la visita al monastero.

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