Marafa Canyon

12 Settembre 2015

Una discesa tra le rocce per esplorare la rovente "cucina del diavolo"

Marafa Canyon è una tappa obbligatoria per tutti coloro che vogliono conoscere l’Africa vera, quella della savana, quella dei meravigliosi animali selvatici, quella che comunemente viene definita L’Africa nera. Le antiche tradizioni dei suoi abitanti, le leggende dei suoi luoghi, i suoi safari sono solo alcuni aspetti che rendono questo angolo di Kenya un posto ideale per ritrovare se stessi, attraverso un contatto con la natura che le culture occidentali hanno pressoché dimenticato.

Partendo da Malindi, il Marafa Canyon si trova sulla strada che approda al bellissimo arcipelago di Lamu. La distanza da percorrere è di 35 chilometri, o meglio, per dirla all’inglese, lingua ufficiale del Kenya insieme al Kiswahili, di circa 22 miglia. Trattandosi in parte di un terreno sterrato e sconnesso è consigliabile spostarsi con una jeep. Proprio a causa delle condizioni stradali, non è possibile coprire questo percorso in meno di un’ora. La distanza e la probabile impervietà dell’itinerario non deve tuttavia scoraggiare, perché il tragitto è già parte integrante di un’avventura unica nel suo genere.

Le zone da attraversare sono caratterizzate da scenari stupendi, che mostrano un alternarsi di spettacolari boschi di baobab, piantagioni di ananas e piccole dune rosse di terreno argilloso; ma non è solo la natura la protagonista di questa emozione: lungo il percorso si incontrano qua e là piccoli villaggi che offrono scorci di vita, che rimangono nell’anima.
L’umiltà si ritrova nelle case, nel vivere quotidiano, nello spirito degli abitanti: casette basse fatte di fango misto a sterco, uomini impegnati nella raccolta di frutta da vendere nei villaggi vicini, donne dagli abiti colorati che percorrono lunghi tragitti con le taniche sulla testa per rifornire di acqua il villaggio, bambini che ogni giorno affrontano ore di cammino, a piedi nudi, per raggiungere la scuola, sorrisi che aprono il cuore…

Una volta arrivati a Nyari, nome locale di Marafa, si può godere del silenzio e della spettacolarità del luogo, che lasciano a bocca aperta ogni visitatore. Da qui si prosegue ancora per giungere di fronte al suggestivo Marafa Canyon.
Si tratta di una gola erosa dall’acqua e dal vento, vestita di un terreno arenario di diverso colore. Oltre ai molteplici pinnacoli e al caratteristico burrone, è la colorazione cangiante della terra a rendere il paesaggio senza eguali: il colore varia dal rosso fuoco al bianco cambiando vistosamente intensità in base alla posizione del sole nelle diverse ore della giornata.

Le guide locali accompagnano nella discesa del canyon, attraverso un percorso che dura circa un’ora. Il posto, chiamato anche la “cucina del diavolo” per le roventi temperature che raggiunge, si mostra nel suo massimo splendore all’ora del tramonto, quando il sole accende le rocce attorno al burrone di un colore rosso fuoco, dando l’illusione allo spettatore di trovarsi nel bel mezzo di un’eruzione vulcanica.
La discesa nel canyon non è difficile. Si consiglia, però, un’abbigliamento adeguato: scarpe da ginnastica con suola in gomma per contrastare la scivolosità del terriccio, abiti leggeri, copricapo, occhiali da sole e, di fondamentale importanza, una bottiglietta di acqua fresca.

La bellezza di questa opera della natura è tanto immensa quanto lo è il mistero che l’avvolge.
La leggenda dice che un tempo, in queste terre, viveva una famiglia molto ricca e sprecona, i cui membri arrivavano addirittura a lavare se stessi e i propri abiti nel latte vaccino. Così Dio li punì, sommergendoli con così tanta acqua da creare il noto burrone.
Oggi gli unici abitanti del Marafa Canyon sono una famiglia di babbuini, che si mostrano senza paura ai turisti nelle ore del tramonto.
Con le parole non è semplice descrivere le emozioni che si provano in un posto simile; bisogna andare lì, perché, come insegna un antico proverbio africano ” ciò che occhio ha visto cuore non dimentica”.

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